I DESIDERI DEI CITTADINI

Appendice al Manifesto per la mobilità urbana 2019,

I cittadini italiani desiderano una mobilità diversa, più attiva: il 15° rapporto ISFORT (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti) riporta che il 76% degli Italiani vorrebbe più investimenti sulla bicicletta.
Durante la Settimana Europea della Mobilità del 2016 i cittadini livornesi, sottoposti a un sondaggio, hanno risposto così alla domanda «in quali ambiti è più importante investire a Livorno?»: il 30% ha chiesto più aree pedonali, il 23% più trasporto pubblico, il 17% più piste ciclabili, il 9% più manutenzione strade, l’8% più limitazione all’uso delle auto in centro.

Gli amministratori sono invece troppo spesso inclini a seguire la minoranza più rumorosa che si oppone alla diminuzione delle auto private.

Questa minoranza afferma cose solo apparentemente ragionevoli come:
«l’auto serve» «molti cittadini per andare al lavoro non possono fare a meno dell'auto» «come fanno gli anziani e i disabili? Li mandiamo in bicicletta?»
L'amministratore pùò rispondere con gli strumenti dell'informazione e della partecipazione
Non si tratta di rinunciare all’auto privata ma soltanto di effettuare parte degli spostamenti in modo attivo. Chi purtroppo non può camminare o pedalare nei suoi spostamenti in città ha il diritto che gli altri gli facciano spazio.

A prescindere dai pesanti dati di natura economica, ambientale e sociale evidenziati in questo manifesto chiunque può capire che per ovvi problemi di spazio è impossibile garantire a tutti la possibilità di muoversi con un’auto privata nei centri urbani, sia essa elettrica o a combustione interna.
Nonostante l’evidenza spesso il cittadino fatica a rinunciare alla propria auto anche quando utilizzarla significa allungare molto i tempi di percorrenza. Questo perchè è ancora vittima del mito collettivo: auto privata = libertà di movimento, vale a dire con la mia auto devo andare dove voglio e là trovare sempre parcheggio.

Non esiste, però, alcun diritto alla motorizzazione degli spostamenti perché se un diritto non si può estendere a tutte le persone non è un diritto ma un privilegio.
E' un problema di equità: tutti devono avere uguale accesso alla mobilità urbana. Le città più evolute non sono quelle dove anche i poveri vanno in auto ma quelle dove anche i ricchi vanno in bicicletta, creando spazi più accessibili a tutti, anche ai più fragili.

Esiste piuttosto il diritto alla salute dei cittadini, radicalmente compromessa dal malsano muoverci
nelle nostre città.

Moriamo di più per mancanza di movimento (88.000/anno in Italia 5.6 Milioni nel mondo) che per inquinamento (ben 3.2Milioni/anno nel mondo) o per incidenti stradali (1.3 Milioni/anno, solo quest'ultimo tragico numero supera ben due volte la somma di tutte le morti per cause violente, guerre, rapine e terrorismo) 

Chi ha l'opportunità di spostarsi a piedi o in bicicletta ha dei doveri anche nei confronti di chi questa fortuna non ce l'ha (ad esempio: disabili, anziani o coloro che lavorano o studiano troppo lontano senza poter disporre del trasporto pubblico).
Chi non può camminare o pedalare nei suoi spostamenti in città ha il diritto che gli altri gli facciano spazio.

Ci dicono che siamo la città più sportiva d'Italia.
Dimostriamolo introducendo 10 minuti a piedi o in bicicletta nei nostri spostamenti quotidiani.


Il manifesto in formato esteso è scaricabile qui sotto
https://www.dropbox.com/s/gu17dq92bl9zqs2/campagna10minuti_manifesto%20livornese2019-WEBhd.pdf?dl=0